Incontro con l’autrice Adriana Pannitteri

“Voglio ringraziare prima di tutto la signora Vera che è stata la fonte ispiratrice di questo racconto scritto durante il Lockdown (…) Lei rappresenta tutte le donne che non si arrendono”. 

Questi i Ringraziamenti che chiudono La forza delle donne, l’ultimo romanzo di Adriana Pannitteri (ispirato alla storia vera della 20enne Giordana Di Stefano uccisa in Sicilia dal suo ex nel 2015), oggetto di un progetto culturale che ha coinvolto studenti di alcune scuole superiori di Brindisi e Schio. 

Grazie a laboratori di lettura realizzati presso gli IIISS “”Ferraris-De Marco Valzani”, “Majorana” e “Carnaro-Marconi-Flacco”, il Liceo “”Palumbo” di Brindisi e l’IPS “Garbin” di Schio, le pagine scritte dalla celebre giornalista Rai, hanno superato i limiti della didattica a distanza dando vita ad attività di intensa riflessione sulla violenza di genere.  

La bellezza di instaurare contatti reali e concreti tra coetanei è probabilmente, la cosa che ha caratterizzato maggiormente l’evento di martedì 30 marzo, nel corso del quale si è superata la mera trattazione di una tematica di Educazione Civica dando l’opportunità insolita ma stimolante, di confronto tra coetanei di zone diverse del paese, confluiti in una videoconferenza vivace, affollata ma a dimensione di gioventù. Nel corso di due ore hanno trovato posto, immagini, frasi in evidenza, parole chiave, riflessioni e tante domande rivolte ad Adriana Pannitteri, sempre disponibile a rispondere sulla genesi del suo libro o ad esprimersi su vicende di cronaca con vittime femminili, condividendo vissuti, opinioni emozioni anche personali. 

E la spontaneità è stato il valore aggiunto dei tanti interventi di ragazzi che, da nord a sud, nonostante la pandemia ed i limiti tecnologici, hanno saputo fare della DAD un’opportunità per “inventare” condizioni utili capaci di progettare e realizzare, “lezioni” a distanza, riconfigurando relazioni nuove e non solo, tra docenti e studenti. 

L’incontro avviato e scandito dal gruppo di Brindisi, si è poi chiuso con l’intervento dell’IPS Garbin che ha così inteso cogliere l’occasione per ultimare un percorso sulla violenza di genere iniziato lo scorso anno col progetto “Schegge. Per favore non chiamateli uomini!” (dall’omonimo libro di Rossella Menegato), in collaborazione con l’Associazione  L’IdeAzione di Vicenza. Persuasi che “di qualunque genere sia la vittima, la violenza, è violenza in genere” e per creare continuità e sintesi col passato che, anche in vista degli esami di maturità, gli studenti scledensi hanno proposto una versione originale di una “scheggia” che ha per protagonista della violenza di genere, un giovane uomo. Dunque un invito a ragazzi e ragazze, ad essere attivisti e portatori di un valore che pone al centro del proprio operato presente e futuro, la difesa dei diritti umani senza colpevolizzare ma anzi coinvolgendo e proponendo, un modello positivo dell’universo maschile; perche per dirla con Rossella Menegato: ”Reagire a tutto questo si può. Si deve”!

Prof.ssa Angela De Maggio

Visita alla casa circondariale di Vicenza

La giornata si inseriva all’interno del progetto proposto dal CSI (Centro Sportivo Italiano) alle scuole superiori vicentine, che tende ad avvicinare il mondo del carcere alla società.
Come ha anche sottolineato l’ispettore Nicolin, una delle figure incontrate dai ragazzi nel corso della mattinata, fino a qualche anno fa il mondo del carcere era molto chiuso e refrattario al confronto con la società esterna. Oggi invece favorisce la trasparenza e la conoscenza di ciò che vi avviene, sia nei suoi aspetti positivi che in quelli più duri e problematici.
Già la procedura per l’entrata, dove gli studenti hanno anche dovuto lasciare i propri cellulari e sono stati controllati come in un normale check in dell’aeroporto, ha posto noi tutti visitatori in quella tensione che ti indica che sei in un contesto “speciale”. Anche i vari passaggi di portoni blindati e cancelli vari non ha lasciati indifferenti.
La mattinata si è svolta nella piccola sala riunioni posta all’interno delle sezioni e ha dato modo di ascoltare e comprendere il vissuto carcerario da vari punti di vista: quello dell’agente di polizia penitenziaria, quello dell’infermiere, quello del cappellano, quello dell’educatrice ed infine anche da quello di un detenuto. L’aspetto che ha colpito maggiormente è la forza con la quale tutti, ognuno dal suo particolare punto di vista ed intervento, hanno sottolineato l’importanza di uno spirito, ed una concreta prassi, di recupero e sostegno della persona che ha sbagliato, di promozione dell’Umanità di ciascuno, che abbia come fine la promozione della società stessa.
Siamo poi stati accolti nella mensa della polizia penitenziaria per una pausa e per il pranzo al sacco. Nel primo pomeriggio i ragazzi maschi sono rientrati nelle sezioni, nella zona di svago delle ore d’aria, dove hanno giocato una partita a calcio con una formazione di detenuti.
Al di là del livello agonistico, per alcuni elementi sia del Garbin che tra i detenuti particolarmente eccellente, è stato un bel momento di condivisione e conoscenza terminato agonisticamente con un onesto pareggio di 3 a 3, ma anche con uno scambio di biscotti e di bibite tra ragazzi e detenuti.
Accompagnate dalle docenti e “scortate” dall’ ispettore Nicolin, persona di grandissima disponibilità, le ragazze, nel frattempo, hanno avuto modo di approfondire la conoscenza della realtà della casa circondariale di Vicenza. Si è così appreso che la struttura ospita attualmente cento detenuti con pena già comminata e altri cento in attesa di processo; l’età media dei detenuti è trentacinque anni. Alcuni degli ospiti sono “vecchie conoscenze”, persone che sembra incontrino una particolare difficoltà nell’affrontare con positività il mondo esterno, i più stanno vivendo la loro prima, e si hanno buone ragioni per credere, ultima, esperienza di detenzione. Il clima è generalmente sereno, buono lo spirito di collaborazione fra i detenuti e fra questi ed il personale. Non si è mai verificato un tentativo di fuga e non sono mai scoppiate risse significative. La maggioranza vive con impegno e gratitudine tutte le opportunità che vengono offerte per impegnarsi in qualche attività: la coltivazione di frutti ed ortaggi nelle serre, la pasticceria e panificazione, piccoli lavori di manutenzione..a chi lo desidera, e presenta i requisiti idonei, è offerta la possibilità di un corso di istruzione professionale. Prezioso risulta il contributo dei numerosi volontari che, con diversa cadenza, mettono a disposizione tempo e competenze a favore dei detenuti.
Infine si sono visitati due cellulari, furgoni adibiti al trasporto dei detenuti, uno ad uno e l’altro a quattro posti.

Spesso il mondo del carcere è avvolto da pregiudizi e da una retorica mediatica che lo dipinge da un lato come luogo in cui circoscrivere tutti i problemi sociali, dall’altro come bacchetta magica per la soluzioni di tutti i problemi di illegalità e delinquenza. Gli incontri, la giornata, le riflessioni ci hanno fatto capire che la realtà carceraria è una realtà complessa, con le sue luci e le sue ombre. Che spesso vi lavorano persone motivate, competenti, desiderose di vedere nei detenuti delle persone e non dei “mostri”. Resta in tutti viva talvolta quella morbosa attenzione per i dettagli più “pittoreschi” della storia di alcuni detenuti ma come ci ha detto uno di loro, il carcere è spesso più vicino di quanto ognuno possa immaginare. E la giornata del 2 maggio è servita proprio per comprendere questo.

Ipsia Garbin, 02/05/2017
Progetto “Carcere – scuola – CSI”

Alcuni partecipanti all’esperienza

Thiene – Betlemme: il ponte di amicizia si consolida

Mentre a Schio gli studenti erano impegnati nella raccolta fondi per supportare la scuola IPS G. Ercoli anche nella sede di Thiene, il giorno dei colloqui generali con le famiglie, è partita la gara di solidarietà a supporto della Scuola Paolo VI di Betlemme che ospita la piccola Roha.
Le classi del Socio Sanitario avevano infatti incontrato, qualche settimana prima, la rappresentante dell’associazione Il Filo Tatiana Rubini e, colpite dal racconto delle sue esperienze e dal grande lavoro che la scuola di Effetà svolge sul territorio palestinese a favore dei bambini audiolesi, hanno deciso di impegnarsi fattivamente per contribuire al suo sostegno.
L’attività è stata coordinata dalla prof.ssa Maria Giordano e dagli studenti di 3ASTH Paolo Viero e Samantha Osmani che, con il loro entusiasmo e la loro buona volontà, hanno organizzato la maratona di solidarietà coinvolgendo studenti e famiglie. Hanno contribuito in maniera determinante alla buona riuscita della raccolta anche gli studenti Chiara Busato e Michela Meda della 1AS, la sign.ra Luigina Capozzo e il prof. Canale.
Ancora una volta il Garbin dimostra grande sensibilità e capacità di agganciarsi alla contemporaneità mettendo in moto competenze, abilità e cuore.

Y.D’Autilia

Partita raccolta fondi per una scuola terremotata

Ipsia Garbin. Partita raccolta fondi per una scuola terremotata

Una raccolta fondi per finanziare le attività di una scuola di Camerino, duramente colpita dal sisma dello scorso agosto in centro Italia. E’ questo il progetto messo in piedi dagli studenti dell’Ipsia Garbin di Schio, che ancora una volta dimostrano di avere una grande sensibilità.

La raccolta fondi va a beneficio dell’IpsiaErcoli” di Camerino, iniziativa che è stata proposta dall’alpino Lara Destro, ex studente del Garbin già in servizio nelle zone del sisma. La giovane militare infatti ha preso contatti con l’Ercoli, e ha coinvolto la sua ex scuola per cercare di reperire risorse per gli studenti terremotati. “Quella degli aiuti è stata inizialmente un’idea delle scuole di Torrebelvicino – ha spiegato Destro – che assieme agli alpini di Torre e Valli (Alpini riuniti per l’emergenza) volevano fare qualcosa per aiutare i ragazzi che hanno subito il sisma. Tramite alcune conoscenze mi sono messa in contatto con il preside vicario dell’ipsia di Camerino, pensando di coinvolgere anche il Garbin estendendo ad una rete più vasta gli aiuti”.
La raccolta fondi è iniziata durante l’ultimo visitone fatto al Garbin, “che ha subito riscosso un notevole successo – ha spiegato la coordinatrice, professoressa Ylenia D’Autilia – sia da parte dei professori che dei genitori degli studenti. I ragazzi hanno venduto torte, e con i proventi raccolti pensiamo di acquistare quello di cui la scuola ha bisogno,da materiale di cancelleria ad un PC portatile”.

“Pochi giorni fa abbiamo consegnato i primi materiali raccolti dalle scuole medie di Torre – ha concluso Destro – dai quaderni alle risme di carta per stampante, a breve porteremo giù anche dei banchi scolastici. Tutto materiale di cui a Camerino hanno necessariamente bisogno”.

di Federico Pozzer

Foto e articolo tratti da: www.ecovicentino.it

SCHIO – BETLEMME: tre anni di amicizia.

Sono stati gli studenti di 3BS, con l’aiuto della 2BS, a prendere il testimone della maratona di solidarietà che ha visto coinvolto il nostro Istituto per consentire il rinnovo del supporto a distanza della piccola Roha della scuola Paolo VI di Betlemme, all’interno del progetto GARBIN SOLIDALE. Grazie alla generosità di tutti gli studenti, dei genitori e del personale della scuola, per il terzo anno consecutivo, la nostra scuola è riuscita nell’obiettivo e oggi c’è stata la consegna simbolica della cifra raccolta alla rappresentante dell’associazione Il Filo Tatiana Rubini, alla presenza della Dirigente prof.ssa Maino e del sig. Federico Pozzer dell’Altovicentino on line.

Scrivono gli studenti: “Noi ragazzi della 3BS, troppo abituati ad avere tutto, spesso il superfluo, e a lamentarci per que16114894_10211183831050122_9109997525366692166_nl poco che ci manca, aderendo al progetto Garbin Solidale, abbiamo deciso di raccogliere questa piccola cifra che, anche se modesta, potrà contribuire a cambiare la vita di Roha. Questo progetto ci ha resi consapevoli dei quanto possa essere bello e gratificante il sostegno a distanza. Aderiamo a questa iniziativa da tre anni per assicurare a Roha la possibilità di frequentare l’Istituto Paolo VI di Betlemme in Palestina. Questa scuola ospita bambini e ragazzi audiolesi. Il progetto Effetà ci ha resi fieri di noi stessi in quanto ci ha insegnato a condividere il valore della solidarietà. Per questo abbiamo organizzato una raccolta fondi tramite la vendita di torte nella nostra scuola. Siamo felici di aiutare Roha e ci impegneremo anche nei prossimi anni a sostenere il progetto, in quanto come dice il nostro motto: UN’AZIONE PER QUANTO PICCOLA LASCIA SEMPRE IL SEGNO.”

Y. D’Autilia


Articolo tratto da Altovicentinonline.it


Ipsia Garbin, gli studenti adottano a distanza una bambina palestinese

di Federico Pozzer, @pozzfed
effetaSi chiama Roha la bambina sordomuta palestinese di 11 anni che gli studenti dell’Ipsia Garbin hanno adottato a distanza da tre anni a questa parte. Impegno proseguito anche quest’anno grazie agli splendidi ragazzi di una classe terza, che raccogliendo più di 300 euro vendendo torte hanno potuto permettere cure ed istruzione alla piccola ospitata all’Istituto Effetà di Betlemme, che accoglie 170 giovanissimi palestinesi affetti da sordomutismo.

Un progetto, quello dell’adozione a distanza di Roha, iniziato tre anni fa in collaborazione con l’associazione “Il Filo”, rappresentata dalla volontaria Tatiana Rubini. “Il Progetto Effetà è nato nel 2009 – ha detto – quando assieme ad un gruppo di amici abbiamo iniziato a svolgere attività di sensibilizzazione e raccolta fondi per l’istituto Effetà di Betlemme, in Cisgiordania, territorio difficile nel quale convivono a fatica israeliani e palestinesi. Nell’istituto, gestito dalle suore Dorotee di Vicenza, vengono curati e istruiti 170 bambini palestinesi sordomuti. Da tre anni collaboriamo con i ragazzi del Garbin – ha proseguito – giovani straordinari che hanno voglia di sporcarsi le mani. Ragazzi autentici che per il terzo anno di fila sono riusciti a sostenere le spese per l’adozione a distanza di Roha”. Grazie alla vendita di torte durante le assemblee d’istituto infatti la classe 3BS ha raccolto oltre 300 euro per garantire studi e cure alla piccola palestinese, che come tanti altri giovani abitanti la Cisgiordania soffre di sordità bilaterale.

Denaro che è stato consegnato alla volontaria sotto forma di assegno simbolico, dopo il racconto delle condizioni in cui opera l’istituto Effetà. “Fuori dallo stabile scoppiano bombe ogni giorno, ci sono soldati che requisiscono materiale ai palestinesi – ha proseguito Rubini – il contesto è veramente delicato, e in mezzo a tutto questo l’istituto Effetà è un’isola felice, dove i bambini crescono e imparano nonostante la loro disabilità”.
L’attività dei ragazzi del Garbin, coordinata dalla professoressa Ylenia D’Autilia, è stata applaudita dalla direttrice d’istituto Marina Maino. “Sono orgogliosa di voi – ha detto alla classe 3BS – la nostra scuola vuole essere attiva positivamente nel territorio. Voi ci avete portati addirittura fuori dall’Italia, in Palestina. Avete dato lustro e orgoglio al nostro istituto”.

“Questo progetto ci ha resi fieri – hanno concluso i ragazzi – insegnandoci il valore della solidarietà”. Solidarietà che ha il volto della piccola Roha, che gli studenti vedranno in diretta Skype a metà marzo.