Consegnare la Costituzione

Costituzione Italiana

Costituzione Italiana

Questa mattina, alla seconda ora di lezione, ha bussato alla porta della classe una collega del personale ATA con in mano una pila di opuscoli. «È la Costituzione da consegnare agli studenti, firmi qui per ricevuta» mi ha sbrigativamente spiegato.

Mi sono trovato sulla cattedra questi libriccini e mi è mancato il fiato. “Non può essere”, mi sono detto, “non posso distribuirla come fosse un qualsiasi avviso e rischiare che i ragazzi la buttino nella carta al prossimo cambio di ora”.

In pochi istanti ho deciso che avrei “sprecato” quell’ora per consegnare loro la Costituzione.

Mentre questa decisione veniva messa a fuoco le idee sembravano arrivare come un fiume in piena.

Ho iniziato dicendo ai ragazzi che la lezione di “religione” quel giorno sarebbe stata speciale.

«Ragazzi oggi succede una cosa importante, e tocca a me farlo con voi. Oggi vi consegno la Costituzione». Risate, battute di perplessità, sconcerto.

Era una classe di quarta Ipsia indirizzo manutenzione dei mezzi di trasporto. I loro interessi principali, forse ancor più di alcune parti del corpo femminile, sono legati alle moto e ai loro componenti: cilindri, pistoni, marmitte, telai, etc etc.

“No – mi sono detto – qui ci vuole solennità e tutta la mia retorica”.

Per prima cosa ho preso l’elenco nel registro e ho scritto sulla copertina il loro nome e cognome, uno per uno.

«Sono onorato oggi di essere il tramite del Presidente della Repubblica e della Ministra che hanno pensato a questa iniziativa. Ci tengo a consegnarvela personalmente, col vostro nome, perché spero che la conserviate e ne abbiate cura. Tenetela nello zaino, non buttatela, non seppellitela tra le cose sparse in camera vostra. E non abbiate paura di leggerla, di capirla e di viverla».

Ho poi proseguito dicendo loro tante altre cose: ho fatto scrivere alla lavagna l’elenco dei paesi di origine straniera degli alunni o dei genitori della classe: in quella classe erano Serbia, Cina, Tunisia. Nella classe successiva: Bosnia, Serbia (un serbo e un bosniaco nella stessa classe!!!), Etiopia, Romania, Tunisia, Albania. Nella classe dell’ultima ora: Egitto, Senegal, Ghana, Nigeria, Kosovo, Vietnam, Marocco, Macedonia, Bangladesh, India.

Ho detto loro che era un gesto di una importanza storica ed ero fiero di far parte di un paese che dopo aveva dato opportunità a loro e alle loro famiglie di costruirsi una vita diversa rispetto a quella dei paese che avevano lasciato. «E questo paese ora vi dona, vi consegna il suo cuore civico, lo strumento della nostra convivenza e socialità, quella che è definita da molti la più bella Costituzione del mondo».

Ho ribadito loro che sono un’ottimista, che a vedere il bicchiere mezzo vuoto e continuare a ribadire le cose che non vanno, è spesso la cosa più facile. Non è facile accorgersi e rendersi conto delle opportunità, delle libertà, dei diritti e della qualità di vita e relazioni sociali che il nostro paese permette e promuove. Questo non vuol dire essere degli ingenui idealisti: i problemi ci sono, così come le disuguaglianze, le ingiustizie, il tradimento continuo dei principi costituzionali.

Ma quello che viviamo oggi, tutta la qualità e l’evoluzione del paese, sono stati possibili perché la Costituzione, questo meraviglioso strumento di convivenza, di costruzione sociale, la mappa della nostra società e politica italiana, in questi 70 anni l’ha permesso e promosso.

Ho spiegato loro ancora che se fossi dipendente di un dittatore o di una falsa democrazia in cui il potere è esercitato in modo violento e repressivo, che condiziona la vita dei cittadini, se io insegnassi loro, come faccio abitualmente nelle mie “lezioni”, a pensare con la propria testa, ad affrontare la complessità delle convivenza delle differenze, a crescere in umanità in modo integrale, ossia nella conoscenza, ma anche nella dimensione corporea e spirituale, facilmente sarei: o senza lavoro, o incarcerato, o torturato, o ucciso. Loro potrebbero ascoltare e imparare solo l’ideologia del regime. Dovrebbero poi allinearsi al pensiero del potente, o farebbero la stessa fine.

Invece sono liberi di ascoltarmi o meno, sono liberi di impegnarsi o meno, sono liberi di buttare nella carta quel libretto che gli permette di essere uno splendido laboratorio di socialità, dove la fatica delle differenze non è banalizzata o nascosta, ma vissuta con franchezza, talvolta con ruvidità, ma spesso con effetti che portano alla crescita di tutti, di loro studenti e di noi insegnanti.

Abbiamo poi iniziato a leggerla (bella l’idea del poster interno con i primi, immensi, dodici articoli).

In particolare all’articolo 3, con quasi le lacrime agli occhi, abbiamo condiviso la bellezza di quanto affermato e quanto oggi sia talvolta dimenticato.

«Per questo è importante questa consegna, per questo non dovete dimenticarla, per questo dovete conoscerla e amarla. Ve la consegno, è vostra!»

Francesco Maule

Tratto da: https://elbagolo.wordpress.com/2018/02/24/consegnare-la-costituzione/

Una Giornata Speciale A Firenze

Una Giornata Speciale A FirenzeIl giorno 16 marzo  2013 siamo partiti per Firenze, città della manifestazione della XVIII° giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Noi alunni della scuola G.B. Garbin  i Schio (VI) ci siamo organizzati per tempo, quando la nostra prof.ssa Grigolo ci ha chiesto se eravamo interessati a partecipare a questo evento e noi le abbiamo detto di sì. Eravamo 3 alunne della 3CC , 3 alunni della 5AN e un alunno della 2DM, in totale 7 alunni e un’insegnante. Prima di andare a Firenze, la prof.ssa ci ha voluto informare del progetto, mostrandoci l’obbiettivo della manifestazione, i partecipanti e ciò che ci avrebbe offerto. Dopo aver capito l’argomento alcuni di noi si sono iscritti ai seminari previsti nel pomeriggio. Entusiasti di partire ci siamo organizzati per il 16 e, arrivato quel giorno, la mattina ci siamo svegliati alle 3.00 per poter essere a Thiene alle 4.30, orario della partenza. Svegliarsi alle 3.00 è stata un po’ dura, ma ce l’abbiamo fatta. Sul nostro pullman c’erano giovani provenienti da varie scuole, zone, province venete e c’erano anche le persone che fanno parte dell’associazione “Libera”. Questa associazione lavora nell’ambito dei beni confiscati alla mafia. Essa è stata fondata da Don Luigi Ciotti, un prete che da sempre lotta in prima persona contro la mafia.

Arrivati in prossimità di Firenze, alle 9.00 circa, abbiamo dovuto aspettare un’ora alla stazione delle corriere a causa del ticket. Già lì ci siamo resi conto di quante persone provenienti da tutta Italia fossero venute per assistere a questo evento. Erano tantissimi autobus, di diversi paesi, province e zone d’Italia. È stato bellissimo vedere e capire che pure “tu” eri lì.

Finalmente alle 11.00 ci siamo diretti verso il centro della città e, scesi dal pullman, ci siamo uniti alla manifestazione che si snodava in una lunghissima coda che non terminava più. Ogni “gruppo” aveva un simbolo e uno striscione per distinguersi dagli altri, noi avevamo un fiore di carta e uno striscione con scritto “Italia Unita”. Era bellissimo sentirsi parte di gruppo e protestare contro qualcosa che “tu” ritieni sbagliato. La manifestazione era formata più o meno da 150 mila persone, c’erano molte autorità della politica e della società civile, ma soprattutto tanti giovani che volevano far sentire agli altri di essere stanchi della mafia, delle evasioni fiscali, delle vittime innocenti della mafia, delle loro famiglie distrutte. Noi, come tutti gli altri, eravamo lì, lungo quel percorso per testimoniare che queste cose devono finire, perché vogliamo un’Italia migliore, ma per averla occorre che queste brutte cose smettano di esistere. Abbiamo percorso un kilometro circa dirigendoci verso la stazione e, giunti allo stadio, abbiamo assistito al momento più toccante, quello della lettura dei nomi delle persone innocenti uccise dalla mafia. Erano più di 1000… Ricordando quelle persone, “ti” accorgevi quanto male aveva provocato la mafia al solo scopo di comandare su tutti e su tutto. La gente ha ancora paura di loro, appunto per questo la mafia fa di tutto e di più per avere sempre maggiore potere. “Immaginati”di dover vivere ogni santo giorno con la paura di essere ucciso, con la paura di esser minacciato o di essere cacciato dalla “tua” casa. Povere persone. Dopo la lettura dei nomi, c’è stato l’intervento del fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti. Il suo discorso ha profondamente emozionato, ha lasciato perplessi e sconvolti, ha fatto riflettere su quanto la mafia sia ancora pericolosa. Uno degli argomenti che mi hanno colpito molto è stato quando lui ha ribadito, più volte, che “… non dobbiamo uccidere le vittime una seconda volta, che la mafia è una peste che va combattuta; è come una droga e chi ne fa uso ne vuole sempre di più, senza riuscire a smettere, perché ne diventa dipendente. Se vogliamo che questo fenomeno del male cessi davvero dobbiamo impegnarci tutti, senza aspettare che siano altri a farlo. Noi siamo capaci di combattere ed eliminare questa peste che sta distruggendo tante persone, soprattutto i ragazzi. Dobbiamo paragonare la mafia a qualcosa di terribile, di orribile che se non viene combattuta adesso potrebbe diventare sempre più forte. Certe persone sbagliano a pensare che la mafia sia solo al sud, e che lì ci siano solo coloro che non pagano le tasse: non è vero, perché pure al nord  esistono la corruzione e l’evasione: anche qui molte persone cercano di evitare di pagare le tasse e si arricchiscono sulle spalle dello Stato, cioè sulle spalle nostre. Se ci pensiamo bene questa è l’Italia, ma un’ Italia così noi non la vogliamo, vogliamo un’Italia dove le persone abbiano pari diritti e doveri, dove i politici svolgano il loro lavoro come servizio per il bene della comunità…” Ecco ciò che desidera Don Luigi Ciotti: con il suo intervento durato quasi un’ora, ha cercato di far capire alle persone queste cose.

Un evento tragico che ha toccato il cuore di molte persone è stata la notizia, data ad un certo punto da Don Ciotti, della morte di  un poliziotto che aveva la perso la vita in un incidente mentre stava venendo a Firenze proprio quella mattina per proteggere i manifestanti.

Alle 19.00 circa siamo partiti per rientrare a Schio. Abbiamo fatto un po’ tardi ma per il resto è andato bene, ci siamo divertiti, avevamo i piedi doloranti ma una coscienza piena di aspettative per combattere questa “peste” (come ha detto don Luigi). È stata un’ esperienza decisamente molto interessante, curiosa, che “ti” ha fatto vedere la realtà delle cose, che “ti” ha aperto gli occhi sulle problematiche sociali del nostro paese e sulle difficoltà  nell’andare avanti per combattere la mafia che impedisce il progresso sociale e civile del nostro paese. Non è facile, come tutte le cose d’altronde, ma bisogna metterci una buona forza di volontà e un cuore pronto a vedere anche le cose più brutte esistenti nel mondo. Siamo molto contenti che la scuola ci abbia permesso di poter partecipare ad un evento così importante e unico, dandoci la possibilità di apprezzare il lavoro che molte persone cercano di fare per combattere queste cose, rendendosi disponibili per attività anche pericolose. E ringraziamo la prof.ssa che si è offerta di accompagnarci in questo viaggio, facendoci capire l’importanza di far sentire che ci siamo, che vogliamo che le cose cambino, che migliorino per noi e per il nostro futuro, insomma lottare per qualcosa in cui crediamo.

Speriamo di poter partecipare anche l’anno prossimo ad un evento come questo, perché è stato molto istruttivo. Grazie mille a tutti, per la bellissima giornata trascorsa assieme, per la prof.ssa che ci ha proposto quest’attività e per la Dirigente che ci ha dato il permesso di partecipare.  E un grazie speciale va all’associazione Libera che ha organizzato quest’evento così importante, perché ha dato la possibilità a tante persone di capire cos’è la mafia e di manifestare. Non bisogna stare zitti dinanzi a queste cose, bisogna parlare, lottare, combattere, chiedere giustizia e ragione, punire le persone che fanno del male, perché nessuno debba vivere nella paura e nel terrore. Nessuno! “… La forza della responsabilità è la nostra capacità di essere liberi. Tutti noi siamo liberi, siamo nati liberi, nessuno è capo di nessuno. La mafia è una peste, se non la si combatte essa cercherà di distruggerci tutti, perché è come un veleno. La mafia va combattuta e fermata…” ( Don Luigi Ciotti ) 

Schio, 20 marzo 2013 

Rosaria Fernando classe 3CC