Catapultati in un nuovo mondo: visita al CERN di Ginevra

Martedì 3 ottobre. Un giorno davvero esaltante per me e per altri sette studenti, uno per ogni istituto superiore scledense. Come viaggio premio offerto dal Comune di Schio in collaborazione con l’Associazione Distretto della Scienza, abbiamo visitato il più grande laboratorio di ricerca su scala europea e mondiale: il CERN di Ginevra. Abbiamo raggiunto il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare accompagnati dal sindaco Orsi, dall’assessore alle Politiche Giovanili Corzato e da un consigliere comunale. La visita è stata resa possibile grazie a una ditta scledense, l’Alcatechnology che, in collaborazione col CERN, ha realizzato un criostato ovvero uno strumento che rileva le onde gravitazionali. Guidati da un rappresentante dell’azienda, l’ing. Lanaro, abbiamo visitato luoghi altrimenti non accessibili al pubblico: siamo entrati nella centrale operativa dell’LHC (Large Hadron Collider, grande collisore di adroni) dove vengono elaborati i dati delle collisioni. All’interno di questa sala sembrava di trovarsi in una stazione spaziale, di essere stati catapultati in un nuovo pianeta… una sensazione indescrivibile! Entusiasmante anche aver visto in diretta, attraverso uno schermo, l’interno della stazione spaziale orbitante dove molti ricercatori fanno studi sperimentali sulla materia oscura. Ogni stabilimento che abbiamo visitato era preposto a un compito specifico, dove si costruivano i componenti per gli acceleratori, dove veniva effettuato il collaudo e dove l’installazione.
Una grande emozione anche trovarsi nel luogo in cui, vent’anni fa, fu creato il www (World Wide Web) con lo scopo prioritario di diffondere e condividere con gli altri laboratori di ricerca mondiali i dati rilevati e i risultati conseguiti; fu un’ idea ambiziosa nata per potenziare al massimo le conoscenze su un universo quasi totalmente inesplorato che ci riserva ancor oggi milioni di domande. Ed è altrettanto affascinante pensare agli esiti rivoluzionari che ha portato l’introduzione del web nel nostro piccolo mondo.
Un momento in particolare mi ha trasmesso l’idea della dimensione mondiale di questo luogo unico: abbiamo avuto la fortuna di poter pranzare nella mensa dei dipendenti del CERN con più di 10000 ingegneri e ricercatori provenienti da più di 100 nazioni diverse. Stare a tavola in questa enorme comunità che lavora per l’innovazione scientifica è stata una sensazione eccezionale! La cosa che più mi ha impressionato è che anche se molte nazioni sono in conflitto tra loro come Iraq e Iran, al Cern tutti i lavoratori hanno lo stesso scopo: collaborare per la ricerca. Ecco perché può essere considerato un luogo dove i confini non hanno più senso: non a caso si trova proprio a cavallo del confine tra Francia e Svizzera; se ogni due passi il cellulare ci segnalava che eravamo giunti in una nuova nazione, nel giro di poco tutto questo ci è sembrato ridicolo e sorpassato; in realtà siamo entrati in un nuovo mondo, dove i confini non hanno più senso e quello che conta è la comunità del sapere.

Fabrello Marco 4CMa

#200

Visita alla casa circondariale di Vicenza

La giornata si inseriva all’interno del progetto proposto dal CSI (Centro Sportivo Italiano) alle scuole superiori vicentine, che tende ad avvicinare il mondo del carcere alla società.
Come ha anche sottolineato l’ispettore Nicolin, una delle figure incontrate dai ragazzi nel corso della mattinata, fino a qualche anno fa il mondo del carcere era molto chiuso e refrattario al confronto con la società esterna. Oggi invece favorisce la trasparenza e la conoscenza di ciò che vi avviene, sia nei suoi aspetti positivi che in quelli più duri e problematici.
Già la procedura per l’entrata, dove gli studenti hanno anche dovuto lasciare i propri cellulari e sono stati controllati come in un normale check in dell’aeroporto, ha posto noi tutti visitatori in quella tensione che ti indica che sei in un contesto “speciale”. Anche i vari passaggi di portoni blindati e cancelli vari non ha lasciati indifferenti.
La mattinata si è svolta nella piccola sala riunioni posta all’interno delle sezioni e ha dato modo di ascoltare e comprendere il vissuto carcerario da vari punti di vista: quello dell’agente di polizia penitenziaria, quello dell’infermiere, quello del cappellano, quello dell’educatrice ed infine anche da quello di un detenuto. L’aspetto che ha colpito maggiormente è la forza con la quale tutti, ognuno dal suo particolare punto di vista ed intervento, hanno sottolineato l’importanza di uno spirito, ed una concreta prassi, di recupero e sostegno della persona che ha sbagliato, di promozione dell’Umanità di ciascuno, che abbia come fine la promozione della società stessa.
Siamo poi stati accolti nella mensa della polizia penitenziaria per una pausa e per il pranzo al sacco. Nel primo pomeriggio i ragazzi maschi sono rientrati nelle sezioni, nella zona di svago delle ore d’aria, dove hanno giocato una partita a calcio con una formazione di detenuti.
Al di là del livello agonistico, per alcuni elementi sia del Garbin che tra i detenuti particolarmente eccellente, è stato un bel momento di condivisione e conoscenza terminato agonisticamente con un onesto pareggio di 3 a 3, ma anche con uno scambio di biscotti e di bibite tra ragazzi e detenuti.
Accompagnate dalle docenti e “scortate” dall’ ispettore Nicolin, persona di grandissima disponibilità, le ragazze, nel frattempo, hanno avuto modo di approfondire la conoscenza della realtà della casa circondariale di Vicenza. Si è così appreso che la struttura ospita attualmente cento detenuti con pena già comminata e altri cento in attesa di processo; l’età media dei detenuti è trentacinque anni. Alcuni degli ospiti sono “vecchie conoscenze”, persone che sembra incontrino una particolare difficoltà nell’affrontare con positività il mondo esterno, i più stanno vivendo la loro prima, e si hanno buone ragioni per credere, ultima, esperienza di detenzione. Il clima è generalmente sereno, buono lo spirito di collaborazione fra i detenuti e fra questi ed il personale. Non si è mai verificato un tentativo di fuga e non sono mai scoppiate risse significative. La maggioranza vive con impegno e gratitudine tutte le opportunità che vengono offerte per impegnarsi in qualche attività: la coltivazione di frutti ed ortaggi nelle serre, la pasticceria e panificazione, piccoli lavori di manutenzione..a chi lo desidera, e presenta i requisiti idonei, è offerta la possibilità di un corso di istruzione professionale. Prezioso risulta il contributo dei numerosi volontari che, con diversa cadenza, mettono a disposizione tempo e competenze a favore dei detenuti.
Infine si sono visitati due cellulari, furgoni adibiti al trasporto dei detenuti, uno ad uno e l’altro a quattro posti.

Spesso il mondo del carcere è avvolto da pregiudizi e da una retorica mediatica che lo dipinge da un lato come luogo in cui circoscrivere tutti i problemi sociali, dall’altro come bacchetta magica per la soluzioni di tutti i problemi di illegalità e delinquenza. Gli incontri, la giornata, le riflessioni ci hanno fatto capire che la realtà carceraria è una realtà complessa, con le sue luci e le sue ombre. Che spesso vi lavorano persone motivate, competenti, desiderose di vedere nei detenuti delle persone e non dei “mostri”. Resta in tutti viva talvolta quella morbosa attenzione per i dettagli più “pittoreschi” della storia di alcuni detenuti ma come ci ha detto uno di loro, il carcere è spesso più vicino di quanto ognuno possa immaginare. E la giornata del 2 maggio è servita proprio per comprendere questo.

Ipsia Garbin, 02/05/2017
Progetto “Carcere – scuola – CSI”

Alcuni partecipanti all’esperienza

Usa la tua forza, non quella degli altri

Lunedì 3 Aprile 2017 noi alunni delle tre classi dell’indirizzo servizi socio-sanitari ci siamo recati presso la comunità di San Patrignano, una comunità terapeutica di recupero per tossicodipendenti fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli che fino ad oggi ha accolto oltre 25.000 persone gratuitamente. Si trova in provincia di Rimini, in una particolare posizione collinare circondata da vigneti.

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Questa struttura accoglie ragazzi in difficoltà che decidono per volontà loro di iniziare un’esperienza di vita nuova con lo scopo di riscoprire e “ricostruire” il loro corpo e la loro mente debilitati dall’uso degli stupefacenti. Attualmente gli ospiti della comunità sono circa 1.300 ,nella comunità svolgono la loro attività 109 operatori volontari e 313 tra collaboratori e consulenti. La comunità accoglie circa 50 bambini, figli di operatori e di ragazzi che svolgono il percorso, numerosi nuclei famigliari e più di 40 minorenni divisi in due strutture, una maschile e una femminile.
Alcune delle persone accolte svolgono il percorso in alternativa al carcere. I fondi necessari al mantenimento dei ragazzi e delle strutture derivano dalle attività e dai beni e servizi prodotti secondo il principio dell’autogestione. Da anni la comunità si impegna nel campo della prevenzione della tossicodipendenza, attraverso iniziative sia all’interno che all’esterno della comunità.
Una volta arrivati, siamo stati accolti da alcuni operatori volontari provenienti dal percorso di recupero che ci hanno accompagnato nel teatro della comunità dove uno di loro di 19 anni ci ha raccontato la sua storia. Di seguito è stato aperto un dibattito che ha favorito il coinvolgimento di pensieri ed emozioni, ad esempio ci ha colpito maggiormente la storia di un ragazzo che già all’età di 9 anni ha iniziato a fumarsi lei canne, questo lo ha portato a chiudersi in se stesso e ad evitare il dialogo con la sua famiglia. È iniziato tutto dalla mancanza di affetto da parte dei suoi genitori e pensava di trovare appoggio frequentando ragazzi più grandi di lui non accorgendosi che lo stavano trascinando nella brutta strada.
Successivamente per il pranzo, siamo stati accolti nella loro ampia mensa e i ragazzi si sono seduti a tavola con noi quindi abbiamo avuto l’opportunità di interagire e scoprire più in dettaglio la loro esperienza di vita.
L’esperienza che ci ha suscitato delle emozioni forti è stata quella di un ragazzo di 28 anni, il quale per farsi vedere grande dagli amici di suo fratello maggiore ha iniziato ad assumere cocaina all’età di 14 anni, il fratello che era, appunto, nella sua stessa situazione è morto 4 anni fa per overdose, in seguito a questo fatto il ragazzo di 28 anni ha deciso di entrare in comunità per la paura di fare la stessa fine del fratello.
Nel pomeriggio abbiamo visitato alcuni settori lavorativi presenti all’ interno della comunità, ovvero laboratorio di grafica e stamperia, il settore tessile, il laboratorio della carta da parati, la cantina e il centro medico.
Questi settori favoriscono l’apprendimento di una professione e dunque danno ai ragazzi la possibilità di reinserirsi nella società e nell’ambito lavorativo.
La gita ci ha fatto capire e riflettere su quanto facile possa essere cadere nella dipendenza da sostanze le quali portano le persone a perdere le relazioni sociali e soprattutto le relazioni affettive: nella maggior parte dei casi si tratta di situazioni di disagio sottovalutate e purtroppo addirittura ignorate sia dai soggetti interessati che dalle persone che gli stanno attorno.
Grazie a questa gita molti di noi hanno aperto gli occhi su questo argomento che, purtroppo, al giorno d’oggi è molto presente tra noi giovani.
Ciò che riteniamo più importante è dire no alla droga ma soprattutto dire no alle tentazioni negative della vita ,credere in sé stessi perché ognuno di noi è speciale a modo suo e per questo non c’è bisogno di nascondersi dietro a persone che non siamo perché vorrebbe dire mentire a noi stessi.

Schio,12 Aprile 2017

Visita a Istrana (TV)

Alla scoperta del 3° reparto manutenzione velivoli e dell’aeroporto di istrana 

Giovedì 9 Marzo mi sono recato assieme ai miei compagni delle classi 5^ EMT e 4^ EMT all’aeroporto civile di Istrana, che si occupa della manutenzione velivoli (3° RMV), per immergerci in un mondo tutto nuovo. Il 3° reparto manutenzione veivoli, si trova dalla parte opposta dell’aeroporto civile di Treviso, i due settori vengono divisi soltanto dalla pista di atterraggio, ciò può sembrare strano, è come se ci fosse una linea che divide due mondi completamente diversi. Esso si trova all’interno di una riserva naturale (parco naturale fiume Sile) e, di conseguenza, l’Aereonautica militare Italiana si è trovata per la prima volta a dover rispettare delle norme a livello acustico e ambientale.
Abbiamo passato l’intera mattinata nelle varie strutture del 3° RMV ed eravamo molto affascinati. Come prima attività ci hanno accompagnati nella sala conferenze, dove ci hanno illustrato il percorso da seguire per entrare a fare parte di diversi ruoli dell’Aereonautica militare, soprattutto a livello scolastico. Successivamente, abbiamo visitato la sala test, dove vengono testati i motori e, dopo aver ascoltato una dettagliata spiegazione, era finalmente arrivata l’ora di assistere ad un collaudo di un AMX. Ancora stupiti dal volo dell’aereo ci siamo inoltrati assieme al maresciallo all’interno dell’officina e subito dopo nel reparto qualità, dove vengono fatti tutti gli appositi test fisici e chimici sui materiali e sulle parti che compongono l’aereo, per trovare difetti o presunti guasti non visibili ad occhio nudo. A mezzogiorno ci siamo spostati nell’aeroporto militare di Istrana. Una volta arrivati lì c’era la possibilità di mangiare in mensa assieme ai militari oppure si poteva mangiare al sacco; personalmente ho preferito mangiare in mensa dove ho conosciuto un maresciallo originario di Schio e avuto la possibilità di togliermi qualche curiosità, è stato proprio lui poi ad accompagnarci per tutto il resto del pomeriggio. Finito di mangiare ci siamo recati all’ interno di un Hangar, dove,grazie al maresciallo Massimiliano Giuliato,abbiamo avuto la possibilità di salire uno per uno all’ interno del caccia bombardiere Amx e farci scattare una bella foto ricordo ! Successivamente abbiamo assistito all’avvio dell’esercitazione del 51° stormo e, di seguito, abbiamo avuto anche la fortuna di entrare in una sala radar dove abbiamo potuto apprezzare la simulazione di un atterraggio guidato via radar, direttamente in contatto con il pilota. Purtroppo, in seguito, siamo dovuti partire per tornare verso casa e per me, è stato come risvegliarsi da un bellissimo sogno. E’ stata un’esperienza bellissima, sicuramente da riproporre alle classi, è un mondo che purtroppo i civili non toccano mai con mano, ma possono vedere soltanto nei film! Qualcuno avrebbe voluto vedere di più… ma TOP SECRET!

APOLLONI RICCARDO

Spazi e linee di confine

Sabato 19 novembre noi della classe, 1^AS, siamo andati a vedere la mostra fotografica “Spazi e linee di confine”, allestita presso Palazzo Fogazzaro, con la nostra insegnante di Lettere, prof.ssa Borriero.img-20161124-wa0026

La mostra è esposta su due piani, in dodici sale. Nelle foto sono raccontate le linee di confine naturali come quelle che dividono e distinguono il cielo e la Terra, il cielo e il mare e il mare e la terra. Sono ritratte le grandi distese deserte, ad esempio la Lapponia, e raccontate le differenze tra le varie città, e le diverse zone di una stessa città.

Grande spazio è riservato ai “confini” che talora dividono gli uomini nel mondo: i muri, i reticolati, le guerre, l’emarginazione sociale.visita

E’ stata un’esperienza stato molto interessante, anche perché la nostra professoressa è riuscita a ‘procurarci’ una guida, molto preparata e competente nell’ambito della fotografia: il sig. Tomiello, Presidente del circolo fotografico scledense. Ci ha accompagnato, di sala in sala, aiutandoci a cogliere le suggestioni più significative dei paesaggi e dei ritratti proposti, segnalandoci gli accorgimenti tecnici più importanti. Tutta la mia classe è risultata entusiasta e contenta di aver visto immagini tanto belle, scattate con una semplice macchina fotografica. Credo che per trasmettere certe emozioni attraverso una foto ci vogliano molta professionalità ed esperienza.img-20161119-wa0007

Una speranza che voglio esprimere è che ci sia la possibilità anche nei prossimi anni di andare a visitare alcune mostre territoriali che spieghino e raccontino le varie diversità tra i Paesi del mondo.

Maria Pozza – classe 1AS