Euromaster 2018: l’Unione fa l’Europa

Tutto iniziò giovedì 1 febbraio con una giornata di workshop organizzata dal CREUS (Centro Relazioni Europee Schio): assieme a oltre 170 studenti del Campus di Schio abbiamo assistito in mattinata alle presentazioni delle istituzioni europee. Nel pomeriggio dapprima abbiamo compilato l’Eurobarometro, uno strumento d’indagine con cui l’Unione misura quanto ci sentiamo europei, quanto siamo sensibili ai problemi ambientali, economici, sociali dell’Europa, poi ci siamo confrontati   su queste tematiche.  La selezione dei quindici migliori studenti è avvenuta mediante la somministrazione di un test, basato principalmente sul tema delle istituzioni europee, ma anche su problemi di attualità; in palio c’era un   viaggio premio in Lussemburgo di quattro giorni.

Con nostra grande sorpresa in serata il presidente del Creus ci ha informati della vittoria! eravamo increduli! E così il 15 marzo alle 3:00 di notte eravamo al piazzale Divisione Acqui a prendere il pullman per un’affascinante avventura. Un viaggio notturno pieno di promesse: ci aspettavano nuove conoscenze, nuovi luoghi, nuovi incontri e soprattutto sentivamo tanta voglia di vivercela tutta quest’esperienza così singolare. Dopo una breve sosta a Colmar ci siamo diretti a Petange, cittadina gemellata con Schio, dove siamo stati accolti dalle famiglie ospitanti e in un clima festoso e accogliente abbiamo cenato tutti assieme. Alcuni di noi sono stati fortunati nel trovare famiglie   che parlavano Italiano, mentre altri hanno avuto una buona occasione per praticare l’Inglese.

Nei giorni successivi abbiamo fatto una visita guidata ai  luoghi-simbolo della città di Lussemburgo: dalla sede del Parlamento europeo, alla Corte dei conti; lì ci siamo resi conto di quanto l’Unione Europea fa per i giovani: offre opportunità di studio, lavoro, attività sportive, scambi culturali, volontariato, il tutto per farci sentire cittadini europei a tutti gli effetti, per allargare i nostri orizzonti e farci sentire che l’Europa non è solo un’idea, ma una comunità di persone. Anche la visita Schengen è stata davvero interessante: là nel 1985 venne firmato il famoso trattato che abolì le frontiere tra gli stati dell’Unione per favorire la libera circolazione dei cittadini e delle merci all’interno del cosiddetto “spazio Shengen”, area che comprende ventisei paesi allargandosi anche a Islanda, Liechtestein, Norvegia e Svizzera che non fanno parte dell’Unione. La tappa a Shengen ci ha fatto sentire cosa significa “fatto storico”: un evento che segna una svolta e che lascia tracce importanti nel tempo successivo. La grande Storia talvolta ha delle conseguenze tangibili nella vita dei singoli cittadini e se oggi è un diritto spostarsi da un paese all’altro dell’Unione e prendervi dimora, per studio o per lavoro, lo dobbiamo soprattutto a questo trattato. Dopo il pranzo nell’attrezzatissimo Centro Sportivo Europeo a Petange, abbiamo visitato il centro storico di Lussemburgo con i suoi monumenti, i parchi e i belvedere sulla vallata sottostante. Il 16 marzo l’amministrazione comunale di Pétange ci ha onorati con un ricevimento ufficiale seguito da cena e gioco a “Quilles”, una specie di bowling; insomma abbiamo trascorso una serata in allegria e amicizia. L’ultima sera l’associazione “Les Amis des Jumelages” che si occupa appunto dei gemellaggi in Lussemburgo, ha organizzato una cena conclusiva   insieme alle famiglie ospitanti; ci siamo divertiti tutti scambiandoci doni e saluti.

Questa bellissima esperienza, durata relativamente poco ma intensa, ci ha permesso di conoscere le opportunità che l’Europa offre per noi giovani: dal programma Erasmus per l’istruzione e la formazione, al servizio di volontariato, ai progetti a sostegno delle capacità creative e culturali come “Europa creativa”. Ci è stata inoltre riservata l’opportunità di visitare posti difficilmente aperti al pubblico come la sede del Parlamento europeo e della Corte dei Conti: entrando in questi luoghi ci siamo resi conto che anche al cittadino europeo che si sente “ignorato”, vengono offerti servizi tutti i giorni da parte dell’Europa.  Dopo aver dato un volto concreto alle varie istituzioni e aver capito quali funzioni ricoprono, abbiamo compreso che essere cittadini europei non significa solo circolare liberamente o aver adottato la moneta unica, ma vivere attivamente in questa comunità, presentando petizioni, proposte, o più semplicemente partecipando alle elezioni del prossimo anno per il Parlamento Europeo. Il nostro è stato un viaggio nel cuore pulsante dell’Unione, ma anche una presa di coscienza del fatto che cittadini europei “si diventa”; che è grazie a iniziative come queste che l’Unione fa l’Europa. Grazie a questa fantastica esperienza abbiamo fatto una tripla scoperta: abbiamo conosciuto meglio non solo l’Europa ma anche noi stessi e altri ragazzi con i quali abbiamo condiviso momenti impegnati e altri festosi, momenti collettivi e personali in cui ci siamo confrontati in un dialogo aperto e profondo.  Amicizie che non scorderemo, anche perché appena sono nate abbiamo potuto coltivarle in quattro giorni intensi e significativi; tra noi ragazzi si è creata una grande sintonia e così pure tra noi e la prof.ssa Scortegagna, il nostro punto di riferimento durante tutto questo percorso, entusiasta per l’esito di un progetto che ha proposto e sostenuto con grande dedizione e passione. Dialogare con lei ci ha permesso di riflettere sia quanto stavamo vivendo sia sui nostri sogni e ideali, vivendo insieme dei momenti davvero belli.

Ringraziamo dunque la scuola, e in particolare la prof.ssa Scortegagna, per averci aperto gli orizzonti e per aver creduto in noi, il CREUS nella persona del cav. De Rigo, assieme a tutti i membri dell’associazione per averci offerto l’opportunità di fare un’esperienza che non dimenticheremo mai e la Dirigente scolastica, prof.ssa Maino per aver creduto nella validità del progettpo e averci permesso di vivere questa esperienza. Senz’altro è stata anche l’unione amichevole fra noi e con chi ci ha accolti a costruire un mattone in più di questa nostra casa comune europea.

Fabrello Marco 4CMa

Brunello Stefano 4CMa

Rossato Pietro 4CMa

Crosara Giorgia 3As

Lettera dei rappresentanti d’Istituto del Garbin

AI MEZZI DI INFORMAZIONE

Thiene 27/03/2018

A seguito delle notizie sul nostro Istituto, riportate nelle ultime settimane dalla TV e dai giornali, abbiamo ritenuto opportuno discutere la vicenda durante l’incontro tra noi, rappresentanti d’istituto e di classe.
Ci teniamo, finalmente, a fare sentire la nostra voce ed il nostro punto di vista.
Le tristi vicende, che tanto hanno portato scalpore all’interno e, soprattutto, all’esterno della nostra scuola, non sono state né appoggiate, né giustificate dagli studenti, in quanto considerate frutto di gesti immaturi ed irrispettosi nei confronti di tutti, studenti, professori e personale ATA.
Nella nostra sede di Thiene siamo in circa 700 studenti (1400 in tutto l’Istituto) provenienti da tante scuole medie, da tanti istituti superiori, da tantissimi paesi (più di trenta!) e qui troviamo accoglienza e la possibilità in cinque (speriamo) anni di percorso di uscire con una solida preparazione professionale e con le necessarie competenze di cittadinanza che permetteranno a ciascuno di orientarsi verso un proprio progetto di vita a 19, 20 anni.
I nostri compagni diplomati prima di noi nel giro di pochi mesi hanno trovato un impiego duraturo nelle aziende del nostro territorio.
Già al quarto o quinto anno, più di qualcuno di noi già firma un contratto di assunzione che gli permette di conciliare scuola e lavoro. Da noi l’alternanza scuola lavoro non è una parola vuota o un peso, è una vera opportunità.
Questo è il punto di arrivo.
Ci rendiamo conto che molti ragazzi che iniziano una scuola superiore, qualsiasi, mostrano più di qualche difficoltà, che molte famiglie sono in affanno e che i modelli cui molti ragazzi si ispirano sono lontanissimi dal mondo reale.
Può capitare che su quasi 700 studenti alcuni, qualche volta, superino i limiti?
Sì, e non soltanto da noi.
E’ la norma? No!
Nella nostra scuola il tema della formazione del cittadino è molto sentito, ed è affidato al lavoro non soltanto dei docenti, ma anche degli studenti.
Da noi, da anni, oltre a svariati progetti, è avviata una forma di peer education, cioè studenti più grandi fanno da tutor, da appoggio per i compagni più giovani, sia su temi scolastici sia su tematiche che riguardano più direttamente il comportamento, l’educazione (es. alla salute, alla responsabilità …).
E non può essere diversamente, perché la nostra scuola si assume la responsabilità di mandare in più di trecento aziende del territorio per svariate settimane di stage, ogni anno, centinaia di studenti, che, nella maggioranza stragrande dei casi, ottengono ottime valutazioni dai tutor aziendali che li hanno seguiti, che sono poi spesso disposti a prolungare l’esperienza o a rinnovarla di anno in anno.
E questo da almeno trent’anni!
Trent’anni di risultati, di cui siamo tutti orgogliosi, senza essercene mai vantati, devono essere dimenticati o cancellati o messi in pericolo per un momento di stupidità di pochi?
Pertanto, in quanto rappresentanti d’istituto, siamo molto amareggiati dai fatti accaduti e da come, di conseguenza, i media hanno descritto una scuola, la nostra, che nel corso degli anni ha potuto vantare numerosi premi in gare professionali, sia locali che nazionali, ottenuti da studentesse e studenti di tutti gli indirizzi, e vanta un livello di preparazione dei nostri diplomati riconosciuto nel mondo del lavoro come valida risorsa aziendale.
Avremmo molto ancora da dire, ma ci rendiamo conto di come lo spazio a nostra disposizione sia limitato.
Ci scusiamo se abbiamo annoiato qualcuno, d’altra parte le cose che funzionano, e da noi sono tante e tante, forse non sono abbastanza eccitanti.
Scusateci ancora, ma questa è la NOSTRA scuola, alla quale teniamo.
Buona giornata e tanti auguri di una Buona Pasqua a tutti.

Per gli studenti del Garbin
I rappresentanti
Luca Zanin e Mario Borgo


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Ecovicentino.it

 

Welcome to Automation 2018

Ricicla il passato per creare il futuro. E il futuro, quando sei circondato da robot che si comportano come un maggiordomo per aiutare i disabili ed ecocompattatori d’alluminio costruiti con materiale recuperato in un’isola ecologica, sembra davvero vicino. Il concorso Welcome to Automation è sbarcato a Zola Predosa, nel Bolognese, dove oggi si è svolta una delle due eliminatorie – l’altra si è disputata a Napoli – che ha visto sfidarsi 14 team composti da studenti provenienti da Istituti tecnici e professionali del Nord Italia.


L’iniziativa, giunta alla sua seconda edizione, è stata organizzata da Balluff Automation srl, multinazionale tedesca che produce sensori, soluzioni e sistemi per l’automazione. L’obiettivo del concorso è presto detto: realizzare con materiale di recupero un prototipo funzionante di robot, che abbia un’utilità in ambito sociale.
Per costruire i robot non serve solo la conoscenza dei metalli e della tecnologia, ma anche della psicologia e dell’estetica. Basta osservare i cinque progetti selezionati dalla giuria bolognese e che accederanno alla finale di Parma, a maggio, insieme agli altri cinque lavori scelti nella gara di Napoli. I vincitori di oggi sono: l’Istituto ‘Garbin’ di Schio (Vicenza) con il progetto Modello per presidio ambiente e supporto strumentale; l’Istituto ‘Agnelli’ di Torino con Dispensa 4.0; l’Istituto ‘Olivetti’ di Ivrea (Torino) con Virgilio; l’Istituto ‘Marconi’ di Rovereto (Trento) con il progetto Time to turn the page; l’Istituto ‘Scotton’ di Bassano del Grappa (Vicenza) con il lavoro Raccolta differenziata automatica.
I partecipanti al concorso, tutti accompagnati da un professore che li guida e li stimola, hanno presentato lavori che richiedono l’integrazione di almeno tre discipline tecniche: nelle aree della meccanica, dell’automazione, dell’elettronica e dell’informatica. Un mix di conoscenze che ha dato vita a dei robot, dal peso minimo di 2 chili, e capaci di muoversi e svolgere uno o più compiti.
“L’idea è unire aziende e scuole, per incentivare la conoscenza dell’automazione nei ragazzi – ha spiegato Daniele Bollano, responsabile della qualità e della formazione di Balluff -, con un orientamento alle nuove tecnologie e a quello che oggi il mercato richiede su Industry 4.0”. I tre gruppi di studenti che si aggiudicheranno la finale riceveranno buoni da spendere e ci saranno anche premi per gli insegnati accompagnatori e per le scuole. “Il vero obiettivo, però, non è il premio finale – ha commentato Bollano -, ma fare in modo che i ragazzi possano mettersi in gioco con la loro inventiva e le loro conoscenze”.

Articolo tratto dall’agenzia ANSA


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Ecovicentino.it 

Welcome to Automation

Garbin.gov.it – Circolare 

Consegnare la Costituzione

Costituzione Italiana

Costituzione Italiana

Questa mattina, alla seconda ora di lezione, ha bussato alla porta della classe una collega del personale ATA con in mano una pila di opuscoli. «È la Costituzione da consegnare agli studenti, firmi qui per ricevuta» mi ha sbrigativamente spiegato.

Mi sono trovato sulla cattedra questi libriccini e mi è mancato il fiato. “Non può essere”, mi sono detto, “non posso distribuirla come fosse un qualsiasi avviso e rischiare che i ragazzi la buttino nella carta al prossimo cambio di ora”.

In pochi istanti ho deciso che avrei “sprecato” quell’ora per consegnare loro la Costituzione.

Mentre questa decisione veniva messa a fuoco le idee sembravano arrivare come un fiume in piena.

Ho iniziato dicendo ai ragazzi che la lezione di “religione” quel giorno sarebbe stata speciale.

«Ragazzi oggi succede una cosa importante, e tocca a me farlo con voi. Oggi vi consegno la Costituzione». Risate, battute di perplessità, sconcerto.

Era una classe di quarta Ipsia indirizzo manutenzione dei mezzi di trasporto. I loro interessi principali, forse ancor più di alcune parti del corpo femminile, sono legati alle moto e ai loro componenti: cilindri, pistoni, marmitte, telai, etc etc.

“No – mi sono detto – qui ci vuole solennità e tutta la mia retorica”.

Per prima cosa ho preso l’elenco nel registro e ho scritto sulla copertina il loro nome e cognome, uno per uno.

«Sono onorato oggi di essere il tramite del Presidente della Repubblica e della Ministra che hanno pensato a questa iniziativa. Ci tengo a consegnarvela personalmente, col vostro nome, perché spero che la conserviate e ne abbiate cura. Tenetela nello zaino, non buttatela, non seppellitela tra le cose sparse in camera vostra. E non abbiate paura di leggerla, di capirla e di viverla».

Ho poi proseguito dicendo loro tante altre cose: ho fatto scrivere alla lavagna l’elenco dei paesi di origine straniera degli alunni o dei genitori della classe: in quella classe erano Serbia, Cina, Tunisia. Nella classe successiva: Bosnia, Serbia (un serbo e un bosniaco nella stessa classe!!!), Etiopia, Romania, Tunisia, Albania. Nella classe dell’ultima ora: Egitto, Senegal, Ghana, Nigeria, Kosovo, Vietnam, Marocco, Macedonia, Bangladesh, India.

Ho detto loro che era un gesto di una importanza storica ed ero fiero di far parte di un paese che dopo aveva dato opportunità a loro e alle loro famiglie di costruirsi una vita diversa rispetto a quella dei paese che avevano lasciato. «E questo paese ora vi dona, vi consegna il suo cuore civico, lo strumento della nostra convivenza e socialità, quella che è definita da molti la più bella Costituzione del mondo».

Ho ribadito loro che sono un’ottimista, che a vedere il bicchiere mezzo vuoto e continuare a ribadire le cose che non vanno, è spesso la cosa più facile. Non è facile accorgersi e rendersi conto delle opportunità, delle libertà, dei diritti e della qualità di vita e relazioni sociali che il nostro paese permette e promuove. Questo non vuol dire essere degli ingenui idealisti: i problemi ci sono, così come le disuguaglianze, le ingiustizie, il tradimento continuo dei principi costituzionali.

Ma quello che viviamo oggi, tutta la qualità e l’evoluzione del paese, sono stati possibili perché la Costituzione, questo meraviglioso strumento di convivenza, di costruzione sociale, la mappa della nostra società e politica italiana, in questi 70 anni l’ha permesso e promosso.

Ho spiegato loro ancora che se fossi dipendente di un dittatore o di una falsa democrazia in cui il potere è esercitato in modo violento e repressivo, che condiziona la vita dei cittadini, se io insegnassi loro, come faccio abitualmente nelle mie “lezioni”, a pensare con la propria testa, ad affrontare la complessità delle convivenza delle differenze, a crescere in umanità in modo integrale, ossia nella conoscenza, ma anche nella dimensione corporea e spirituale, facilmente sarei: o senza lavoro, o incarcerato, o torturato, o ucciso. Loro potrebbero ascoltare e imparare solo l’ideologia del regime. Dovrebbero poi allinearsi al pensiero del potente, o farebbero la stessa fine.

Invece sono liberi di ascoltarmi o meno, sono liberi di impegnarsi o meno, sono liberi di buttare nella carta quel libretto che gli permette di essere uno splendido laboratorio di socialità, dove la fatica delle differenze non è banalizzata o nascosta, ma vissuta con franchezza, talvolta con ruvidità, ma spesso con effetti che portano alla crescita di tutti, di loro studenti e di noi insegnanti.

Abbiamo poi iniziato a leggerla (bella l’idea del poster interno con i primi, immensi, dodici articoli).

In particolare all’articolo 3, con quasi le lacrime agli occhi, abbiamo condiviso la bellezza di quanto affermato e quanto oggi sia talvolta dimenticato.

«Per questo è importante questa consegna, per questo non dovete dimenticarla, per questo dovete conoscerla e amarla. Ve la consegno, è vostra!»

Francesco Maule

Tratto da: https://elbagolo.wordpress.com/2018/02/24/consegnare-la-costituzione/