Riflessioni sulla gita a Monaco

Quest’anno sono arrivato al professionale e ci starò tre anni. Professionale denigrato e degradato, stigmatizzato e delegittimato, contenitore, dicono, di disagio e luogo di emarginazione.
Che cosa si scopre a Monaco? Intanto che vivere può essere una gran bella cosa. Vivere è a volte qualcosa di faticoso, qualcosa di opaco e grigio, ma può essere anche una roba forte. Sorrisi, brindisi, abbracci, urla sguaiate che riempiono di una gioia gridata le fredde vie del centro. Così scopri che questi ragazzi screditati sono fantastici. Sono vitali, energici, ma sanno essere inaspettatamente solidali. E’ vero, ogni tanto vibravano nell’aria sonore trivialità, ma poi si aiutavano l’un l’altro, dietro una forma sbilenca c’era vera sostanza. Così questa visita di istruzione mi è sembrata anche un laboratorio politico, di quella comunità ideale che i politici non sanno più immaginare o finiscono per ostracizzare. I bianchi aiutavano i neri e i neri aiutavano i gialli, perché questi ragazzi non vedono più il nero, il bianco e il giallo. Se vuoi superare il razzismo, la pratica della diversità vissuta, quella vera, prova a conoscere questi ragazzi. Poi, se qualcuno si sentiva in difficoltà o aveva qualche problema, non è mai stato lasciato solo, il gruppo lo ha sempre incluso e aiutato. Questi ragazzi mi hanno subito accolto, molte volte mi hanno fatto sentire un sincero affetto. Grazie. Poi i colleghi. Penso che ogni anno scolastico dovrebbe cominciare con una “gita” obbligatoria di una settimana. Persi nelle nostre aule e i corridoi non ci conosciamo, ci sfioriamo senza mai incontrarci. In visita di istruzione ti scopri, costruisci in pochi giorni relazioni forti, cosa che dovrebbe essere fondamentale nel nostro lavoro. Ho incontrato personalità diverse: il timido, il burlone, chi è più adatto alla leadership e chi è più collaborativo. Tutte persone aperte, simpatiche, estranee ad ogni moralismo, empatiche, capaci di capire i ragazzi e di voler loro bene. Sarà una fortuna lavorare con colleghi così!
Resteranno il training di “venitudine” ai colleghi “teroni”, attraverso un percorso di avvicinamento alle nostre tradizioni; il corso “guida alla carrozzella” all’altra collega “meso terona”; i canti tradizionali vicentini tipo “bevilo, bevilo, bevilo” all’Hb del centro; la corsa con i manutentori fino alla “Piasa de Maria”; gli stinchi del mezzogiorno digeriti dopo cena; il contratto di lavoro dei ragazzi della manutenzione con l’imprenditore scozzese o con l’olandese che ama il whisky e le colleghe con la frangetta; l’Irish pub; “Heil, Maule”; Frau Mauler; i coloriti e veraci turpiloqui dei ragazzi, che spesso cercavamo di reprimere, ma che, a volte, ci strappavano un sorriso perché esprimevano vitalità, amore per la vita, goliardico senso di appartenenza; la corsa notturna con la mia ragazza favolosa a cercare un bagno, con il collega “napoletano favoloso” che nel cercare il bagno si perde (la strada era tutta dritta) e torna in taxi; i corsi di cultura alimentare naturalista-bio-green-km zero della collega che poi beve solo birre da litro e mangia solo stinchi.
Insomma tutta vita. L’ennesima conferma che fare l’insegnante e stare con i ragazzi è un privilegio, e rimane il lavoro più bello del mondo.
Schio, 20.11.17

Prof. Carlo Cunegato

#202

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2 thoughts on “Riflessioni sulla gita a Monaco

  1. Bellissima e toccante descrizione di una scuola e dei suoi componenti spesso denigrata e stigmatizzata come al limite. Riconosco che se ai ragazzi viene data fiducia , responsabilità e valorizzazione da parte degli insegnanti i risultati ci sono sia dal punto di vista delle competenze che da quello umano.
    Inoltre ammiro gli insegnati che non solo portano i ragazzi in gita ma anche concepiscono questa attività come uno strumento per fare squadra , per conoscersi , per vedere lo studente da un punto di vista diverso.
    Non tutte le scuole lo fanno, Per questo grazie . Mio figlio è ritornato a casa raggiante.!

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